Il fotografo Fabrizio de Gennaro, modenese da tre generazioni, è figlio d'arte. Suo nonno Rino de Gennaro (1902-1981), figlio ribelle, viveva in una mansarda in Rua Muro, piena zeppa di animali e quadri che dipingeva. Rifiutò di entrare nell'esercito come desiderato dal padre, generale dell'Accademia di Modena, (siamo negli anni successivi alla I Guerra Mondiale). Lavorò come garzone dal fotografo Gino Barbieri in Modena, dove poté esprimere la sua creatività e imparare un mestiere molto lontano dai desideri paterni.
Nel ventennio tra le due guerre, con il fascismo in ascesa, Rino decise di emigrare in Eritrea con la moglie e i primi tre figli, stabilendosi ad Asmara, dove aprì il suo studio fotografico. Qui realizzava foto ritratti che ritoccava per eliminare rughe e imperfezioni, conferendo alle foto un aspetto etereo da quadri d'artista. Fotografava anche la vita degli africani e degli animali selvaggi, documentando l'Africa di quei tempi con lunghe spedizioni nella savana.
Uno dei suoi figli, Mario de Gennaro (1933-1995), padre di Fabrizio, imparò il mestiere lavorando come garzone nello studio fotografico all'Asmara. Anni dopo, lavoratore immigrato nei campi petroliferi in Arabia Saudita, realizzava le foto per gli auguri natalizi che i tecnici americani inviavano alle famiglie. Le alte temperature rendevano difficile sviluppare e stampare le foto nella camera oscura improvvisata nei bagni dei dormitori di ferro degli operai: per controllare la temperatura dei bagni di sviluppo, usava preservativi riempiti con il ghiaccio!
Per dieci anni nei paesi del Golfo Persico, Mario cambiò spesso lavoro, imparò a parlare l'arabo tanto bene da passare per un autoctono e continuò a scattare foto, documentando di nascosto anche le esecuzioni e le punizioni imposte dalla Shari'a.
Molti anni dopo, Mario regalò a Fabrizio, per i suoi 15 anni, la sua prima macchina fotografica reflex manuale, accompagnando il gesto con la frase "così pensi prima di scattare", e un amorevole ironico sorriso.
E così iniziò l'avventura fotografica di Fabrizio de Gennaro.
Fabrizio, cresciuto a Parigi da madre francese, negli anni '90 documentò nel libro "Parigi Sotterranea" la storia dei 290 km di sotterranei sotto la città, fornendo indicazioni pratiche per esplorarli: fantastici luoghi dove sperimentò la fotografia in condizioni difficilissime.
Divulgatore originale, nel 1992 fu scomunicato dal vescovo di Bologna per aver organizzato Erotica '92, il primo Salone dell'Erotismo a Bologna, che esplorava l'erotismo nella fotografia, nel cinema, nella letteratura, nella pubblicità, nel fumetto, ecc. Evento che ebbe una ricaduta straordinaria all'epoca, con decine di migliaia di visitatori.
Con l'era digitale, Fabrizio abbandonò la fotografia, con un'affermazione ironica e un po' rabbiosa "ora sono tutti fotografi!".
Per anni si è dedicato a crescere una figlia. E grazie a lei, nel 2018 a Milano, durante un concerto di Ultimo, un allora giovane e sconosciuto artista, la magia della fotografia si è riaccesa. Aveva portato con sé una nuova macchina fotografica digitale con ghiere manuali e diaframma sull'obiettivo, come sulle reflex analogiche e scattò foto febbrilmente durante il concerto, ritrovando il piacere di cristallizzare attimi, sguardi, lacrime.
Da quella notte, Fabrizio non si è più fermato: ha fotografato a teatro, ai concerti, alle manifestazioni dei Gillet Gialli a Parigi, ai Pride, a sessioni di Shibari e ovunque ci fossero momenti emozionanti da immortalare. Ora lavora per Cineuropa.org, il media online della Commissione Europea che sostiene il cinema europeo, fotografando attori, attrici e registi sui red carpet e i photocall dei più importanti festival del cinema europei: Venezia, Cannes, Berlino, Roma.
Organizza periodicamente Workshop di Street Photography a Parigi, alla ricerca dei graffiti più recenti della Street Art parigina e di situazioni e soggetti fuori dai sentieri tracciati.